Immaginate una tavola imbandita, ricca di colori e profumi, un vero e proprio spettacolo per gli occhi e per il palato.

Tra le tante delizie che la tradizione culinaria ligure può offrire, spicca con la sua maestosità il cappon magro, un piatto che racchiude in sé una storia affascinante, un’evoluzione da umili origini a simbolo di eccellenza gastronomica.


Le radici del cappon magro affondano in un passato di necessità e ingegno popolare.

Questo antico piatto della tradizione ligure, a base di pesce e verdure, nasce come un pasto completo e nutriente destinato a coloro che traevano sostentamento dal mare o erano al servizio delle famiglie più agiate: pescatori e servitù.


In epoche economicamente difficili, segnate da carestie, il cappon magro rappresentava una valida alternativa al più costoso cappone, una pietanza riservata alle tavole dei nobili e dei benestanti.

Proprio da questa sua funzione sostitutiva, secondo alcune interpretazioni, potrebbe derivare il suo nome. Un "cappone" più "magro", privo della ricchezza della carne, ma non per questo meno dignitoso e sostanzioso.

Nel corso del tempo, tuttavia, il cappon magro ha subito una straordinaria trasformazione.

Da semplice espediente culinario, dettato dalla povertà, si è gradualmente elevato a piatto ricercato, la cui preparazione è diventata sempre più complessa e sofisticata.

Oggi, il cappon magro è ben lontano dalle tavole quotidiane delle classi lavoratrici.

Lo si trova principalmente sulle tavole genovesi durante le grandi occasioni, in particolare nei giorni di Natale e Capodanno, assumendo il ruolo di vero trionfo della cucina genovese.

La sua elaborata composizione e la cura meticolosa richiesta per la sua realizzazione lo rendono una celebrazione della ricchezza del territorio ligure, un connubio sapiente tra i sapori del mare e della terra.




Per chi ha la fortuna di visitare Genova, assaggiare il cappon magro è un'esperienza gastronomica unica assolutamente consigliata.

Non si tratta semplicemente di gustare un piatto, ma di immergersi in un pezzo di storia, di assaporare secoli di tradizione culinaria sapientemente stratificata.

Ogni ingrediente, dalla galletta imbevuta ai pregiati crostacei, dalle verdure di stagione al pesce fresco, racconta una storia di legame con il territorio e di rispetto per le materie prime.

La preparazione del cappon magro è un vero e proprio rito, che richiede tempo, pazienza e una certa maestria.

Si inizia spesso il giorno precedente, preparando con cura la salsa verde, un elemento fondamentale che lega e arricchisce tutti gli strati del piatto.

La salsa deve riposare in frigorifero per almeno 24 ore, acquisendo così una maggiore armonia di sapori.

Il giorno della preparazione vera e propria è un susseguirsi di operazioni che devono essere eseguite con precisione.

Il pesce fresco, pulito e lessato in acqua bollente salata, viene scolato, spolpato con cura per eliminare ogni spina e condito semplicemente con olio, sale e un tocco di succo di limone.

Le verdure, anch'esse fresche e di stagione, vengono mondate, lavate e lessate separatamente in acqua bollente salata, mantenendole al dente per preservarne il colore e la consistenza.

Una volta scolate, vengono tagliate a fettine o a cubetti e condite individualmente con olio, sale e una leggera acidità data dall'aceto.


Un capitolo a parte meritano i crostacei e i molluschi, elementi preziosi che impreziosiscono la sommità del cappon magro con la loro eleganza e il loro sapore. Vengono cotti separatamente e messi da parte, pronti per la fase decorativa.

Anche le uova vengono rassodate e preparate per arricchire la composizione.


La fase cruciale è l’assemblaggio, un’operazione che richiede attenzione all’estetica tanto quanto al gusto.

Si procede creando una sequenza di strati alternati con la salsa verde: la base è costituita da gallette tradizionali, bagnate in acqua e aceto per ammorbidirle.

Su questo letto si adagia il pesce, seguito da strati di verdure disposte con un occhio di riguardo all’ordine cromatico, in modo che l’effetto finale sia visivamente appagante. L'alternanza degli strati prosegue fino a raggiungere un'altezza considerevole, facendo attenzione a non compromettere la stabilità della "torre" di sapori.


Una volta completati gli strati, il cappon magro viene ricoperto con un ultimo velo di salsa verde, pronto per essere decorato secondo la fantasia e l'estro del cuoco.

Tradizionalmente, al centro troneggia un astice o un'aragosta, circondati dagli altri crostacei, molluschi e verdure, creando un vero e proprio capolavoro culinario.

È fondamentale prestare attenzione ad alcuni accorgimenti durante la preparazione.


Le verdure e il pesce non devono essere lessati troppo, altrimenti perderebbero i loro colori vivaci, compromettendo l'effetto scenico, e non sarebbero abbastanza sodi da sostenere la costruzione.

È importante sgocciolare tutto con molta cura ed evitare di abbondare con il condimento, per non appesantire il piatto.

La tradizione vieta categoricamente l'uso di maionese o gelatina, elementi che snaturerebbero la freschezza e l'autenticità del cappon magro.


Il cappon magro è dunque molto più di un semplice piatto: è un simbolo della storia e della cultura ligure, un esempio di come un’origine umile possa evolvere in un’espressione di alta cucina.

La sua complessa preparazione, la ricchezza dei suoi ingredienti e la sua scenografica presentazione lo rendono un’esperienza indimenticabile, un vero e proprio trionfo di sapori e colori che continua ad affascinare e deliziare le tavole genovesi e non solo.



Seguici

SCOPRI  LE NOSTRE COLLABORAZIONI